
Durante l’Avvento gli angeli scendono come gocce di pioggia
approfittando dello smercio nei souk, ci mescoliamo alla folla
nascondendo nelle pupille il fiammeggiare insistente di luci natalizie.
Con aria diffidente completiamo l’ispezione dai rivenditori, e rifiutiamo con una smorfia l’acquisto:
– Non era l’angelo che cercavo.
L’angelo giusto deve avere un sentore di invisibile, se e’ modellato nell’argilla.
In tutti i casi, possedere un certo tono di insostenibilità, un candore di zucchero filato, il potere del soffio.
Qualche frangia di immenso nelle sopracciglia, se fu sorpreso a suonare la tromba.
Ma se cade semplice, a piombo, da un filo, allora,
e’ bene che trattenga nella veste una vertigine da danzatrice.
I boccoli non devono essere eccessivamente sistemati ad arte, ma
neppure arruffati o ruvidi, non si tratta mica di Pippi calzelunghe:
e’ un angelo!
Da qualche tempo sono entrati in commercio le potenze piu’ grandi,
gli Arcangeli nei quattro colori – e non nei sei.
Ne ho visto uno in lunga veste di taffetta’, aveva il volto di una mater dolcissima.
Quell’altro in argento tiene lo sguardo cieco: ti consiglierei per il tuo bene di non chiedergli troppo.
Uno degli Arcangeli ha le vesti dorate ed i polsini di pizzo di Venezia:
cosi’ maestoso, per essere una bambola di porcellana; non adatto all’uso dei bambini.
Abbiamo trovato l’altro giorno angeli di poco prezzo, adatti allo scopo, poco curati nei dettagli, fissati in frammenti di cristallo:
la distrazione dell’artigiano nell’abbozzarli
mantenne la condizione d’ineffabilità;
quella certa incuria della loro costruzione permise, probabilmente,
la permanenza del mistero.