In una cava d’argilla, nel paesaggio surreale prima delle colline, un ragazzo dalla bellezza sovrumana le chiese:
-“chi sei?”.
Lei non lo dimenticò, durò per sempre quel momento. Dura ancora.
Molti anni dopo un altro ragazzo che la vita aveva massacrato fin dalla prima infanzia le accarezzò a lungo i capelli. Scintille tutto intorno.
Una lieve carezza fu tutto. Ancora lo perseguita, quel momento. Non finirà.
Poi, accadde un’altra volta. Un uomo alto e spaventato vide la sua femminilità nascosta dentro un gesto. Si apriva l’aria intorno.
Le disse: “è questo che nascondi”?
Picchi di comprensione dell’altrove, musica delle sfere.
E, nella soffitta, in cambio, i ricordi sbiaditi degli anni di legame con il suo ragazzo Giacomo, quando ancora provava a legarsi con qualcuno dentro i giorni.
Uno per uno passano, infine: mangiare insieme, discutere: in ogni angolo della casa spuntavano velature di noia.
Senso di impotenza nell’impossibilità di usare le ali.
Lei è così: bisognosa di percorrere le strade del cielo, si appesantisce in una stanza con un solo essere umano.
Lasciàtela respirare.
Emana luce.