Parigi, 24 luglio 2018
Lo sapevo prima di farlo, sapevo che si trattava di un atto psicomagico, di andare a cercare i “café”. Ne sono stata felice, comunque. Lo sappiamo già che i due caffè in competizione soprattutto a partire dagli anni ’30, Le Flore e Les deux Magots, oggi sono solo simulacri superficiali di quello che sono stati, come è successo con tutti i caffè letterari di Parigi e d’Europa, Le giubbe rosse, il Florian, e tanti altri.
Locali tirati a lucido, generatori astuti di profitto, sfruttano bene un nome rimasto importante. Il Flore riuscì a catturare gradualmente la coppia Beauvoir e Sartre grazie sopratutto a due elementi: potevano restare anche tutto il giorno senza consumare, a studiare e a scrivere; e godevano del calore di una stufa; a casa faceva freddo. I due grossi nomi riuscirono a convogliare molti intellettuali celebri, e Les deux Magots perse terreno.
Ho pranzato al Café de Flore, cercando nel locale troppo ristrutturato – in modo solo vagamente retrò – tracce del passato: le ho trovate, alla fine, nella toilette, rimasta quasi intatta, pavimenti e muri d’epoca. Una specie di sorriso ammiccante del Flore, quasi a dire: non è proprio finita. E’ finita l’era dei caffè letterari, gli artisti sono dispersi, vivono in solitudine, ma ce ne sono ancora.
Le opere degli scrittori; ma anche dei pittori, ad esempio, si devono cercare in altri luoghi, in case, soffitte, città sparse in tutto il globo, non certo nelle decine di gallerie in Rue des Beax Arts e dintorni, vetrine del nulla. Anche a Parigi, ma non nei vecchi posti. Sapevo che il quartiere degli artisti non esiste più: ne restano a funebre ricordo targhe malinconiche. E il quartiere latino adiacente è un localificio grandissimo, pronto a sfamare bocche di turisti continuamente avidi di bere e assaggiare cibo.
Turisti già sazi, non bisognosi; non certo di tonnellate di cibo disponibili in ogni angolo. Picasso, Picabia, Modigliani, Hemingway, loro sì che, ai loro tempi, avevano veramente fame.
Ho Parigi ancora nel cuore nonostante è passato forse un decennio!!!
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allora devi programmare un altro viaggio 🙂 forza
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Magari! Sarebbe bellissimo! 😘
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trovo commovente che dopo tanto cercare l’autenticità degli antichi passi, tu la trovi proprio nei bagni, luoghi non certo da vetrina 🙂
ml
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è che sono testarda 🙂
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Secondo me è proprio nell’assenza di sazietà, anche di cibo, che sta la differenza tra ieri e oggi…
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troppo benessere anestesizza l’anima
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Complimenti per il tuo post!
Sai, da quando il mio compagno si è ripreso dopo un serio incidente sul lavoro, quando è possibile qualche giorno di pura felicità immersi nei magici luoghi dell’arte.
E’ una promessa che ci siamo fatti quando era in ospedale
Domani saremo a Londra per quattro giorni
il prossimo appuntamento con l’arte lo vorrei vivere a Parigi!
Un caro saluto
Adriana
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divertitevi anche Londra non scherza un abbraccio…poi Parigi ❤
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