Una mia recensione sui racconti del magnifico Truman Capote su “Zona di disagio”
Spesso la grande narrazione nasce dal momento in cui il legame di umanità con le storie ascoltate, le situazioni vissute si è concluso. Isabel Allende ha quasi quarant’anni quando comincia il suo lavoro di scrittrice; è la morte di suo nonno (il tremendo e affascinante protagonista de “La casa degli spiriti”) che le permette di sceverare ciò che le serve dalla storia familiare. Gabriel García Márquez può terminare “Cent’anni di solitudine” perché nello spazio e nel tempo è remota, ormai, la magica infanzia a casa dei nonni; per questo è in grado di distillare, seduto allo scrittoio della casa che divide con l’amata moglie Mercedes e i figli, puro oro narrativo da quei ricordi. Paul Auster smette i panni piuttosto fragili di poeta e prende in mano il mestiere di romanziere, iniziando a scrivere “L’invenzione della solitudine”. E tutto comincia con la notizia della morte improvvisa del suo “ingombrante” e…
View original post 2.091 altre parole