“La forma delle cose”. I racconti di Truman Capote

Una mia recensione sui racconti del magnifico Truman Capote su “Zona di disagio”

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Spesso la grande narrazione nasce dal momento in cui il legame di umanità con le storie ascoltate, le situazioni vissute si è concluso. Isabel Allende ha quasi quarant’anni quando comincia il suo lavoro di scrittrice; è la morte di suo nonno (il tremendo e affascinante protagonista de “La casa degli spiriti”) che le permette di sceverare ciò che le serve dalla storia familiare. Gabriel García Márquez può terminare “Cent’anni di solitudine” perché nello spazio e nel tempo è remota, ormai, la magica infanzia a casa dei nonni; per questo è in grado di distillare, seduto allo scrittoio della casa che divide con l’amata moglie Mercedes e i figli, puro oro narrativo da quei ricordi. Paul Auster smette i panni piuttosto fragili di poeta e prende in mano il mestiere di romanziere, iniziando a scrivere “L’invenzione della solitudine”. E tutto comincia con la notizia della morte improvvisa del suo “ingombrante” e…

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La Libreria della Reggia di Colorno

E’ morto questo meraviglioso signore dei libri…in questo post una breve annotazione, un diario del giorno in cui l’ho incontrato., per ricordarlo.

prima della pioggia

Libreria Colorno

A Colorno ero arrivata sabato 2 settembre per vedere il Festival di Teatro di strada.
La mattina di domenica passeggiavo nei dintorni della Reggia, fra le bancarelle degli artigiani. Al banchetto degli specchi formati da forchette ritorte e vecchi orologi, ho conversato con un’elegante signora, che alla fine mi ha detto: io, ho comprato il mio libro. Il suo modo accurato di tenere il volumetto, il sorrisetto con cui me l’ha mostrato mi ha incuriosito.Mi ha indicato la libreria della Reggia.

Entrando nel grande portone, guardando sulla destra, l’epifania: metà della sagoma di un signore anziano, curvo, lentissimo, si intravedeva in una stanza in penombra, dalla porta di una vecchia libreria.

Dalla soglia potevo intravedere i libri ammassati uno sull’altro – se pure con garbo – come si usava una volta, prima che esistessero gli scaffali funzionali e asettici delle librerie moderne. Si capiva subito: quella era la libreria…

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I giorni sporcati di pece, neri neri

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Il gomitolo assolve al suo lavoro, e la donna anziana sferruzza, sferruzza

la rete dei destini, si srotola, si inarca per diventare
una coperta – arazzo

dai colori intensi, tersi, dove ti puoi specchiare per riconoscerti, per completare il disegno.

Invece, un giorno, il filo si aggroviglia.

Le parole partono dal petto come frecce per trasformarsi in serpenti.
L’amore è ucciso, appena nato, appena ritornato.

Le parole appuntite feriscono la felicità.  Cade polvere da quelle ferite.

Sulla testa delle persone vicine, che remano sul loro battello; ne sono travolte per vicinanza.

Nero petrolio scende sulla casa familiare. Tristezza ritorta come bottoni rotti.

Melodia funebre nella testa. E tutto per una manciata di parole.

Parole d’odio al posto degli abbracci. Materiale radioattivo sul giardino fiorito.

La vita scorre in altri luoghi.

E tu ti fai divorare dal buio.
E non ne fai parte.

 

 

 

 

Troppo splendore

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Non se ne parla molto, è un segreto, cova nelle tenebre di caverne interiori:

l’incapacità di reggere l’altrui splendore.

Una donna di settant’anni è stata molto bella. Ora è ancora affascinante, piena di talento, di idee. Ha un compagno che ama, è riamata. Ma le manca qualcosa. Una ferita ancora infiammata, ricordi di infanzia, uno squarcio nella tela dipinta.

Uno strappo nel vestito ricamato.

Invita la sua nuova amica a casa sua, e ritira ogni volta l’invito. Le promette un regalo, ma non riesce a darglielo, mettendo fra lei e la giovane donna una montagna di giustificazioni.

Vorrebbe che fosse diverso, ma il tarlo della gelosia alimenta i suoi mostri.

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La detesta non sa proprio perché. La vorrebbe, ma ridimensionata, più piccola, di media misura. La musica della sua voce la rende furiosa.

Si sopporta lo splendore degli altri quando si naviga con sicurezza nel proprio.

Se si ha coscienza della propria luce, si ha bisogno che le altre persone fioriscano, per creare una rete di lucciole impazzite.

Se si è interi, si ama. Si ha bisogno dello splendore degli altri, per sentirsi felici.