Il tuo sguardo

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Non alzi più lo sguardo al cielo
come un telescopio stanco
lo punti contro i miei occhi
mostrando l’impeto di una dolcezza selvaggia
rivoluzionaria.

Ma tante cose non sai.
Non cerco di naufragare con altri passeggeri.
Non sai che viaggio sola.

Con ogni sforzo possibile sigillo la mia tana,
non faccio entrare il vento, né i baci, né calici di vino.
Viaggio con una valigia leggera.
Io viaggio sola.

Ma non resto insensibile alle parole.
Sono viva. Sento da qui il tocco magistrale di dita
lingua, gambe che non vedo.
Sento la mancanza di ciò che non mi manca.

I pianeti seguono la traiettoria prevista.
Il vento va dove vuole.
Io non so cosa fare. Non posso esercitare il controllo.
Non aspetto istruzioni.
Mi limito ad osservare.

I fogli di poesia di Nicola Manicardi

Un poeta da leggere, da scoprire. Una mia recensione sui versi di Nicola Manicardi, sulla rivista letteraria “Zona di disagio”

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A dispetto di molti, non ho mai pensato che i social siano soltanto fatui, omologanti, generatori di “non essere”, come diceva qualcuno; perché da sempre mi è sembrato evidente che ogni tecnologia, usata con consapevolezza, apra ventagli di possibilità.

Vivo in un’ epoca in cui, con mia grande tristezza, non posso accedere a circoli letterari fisicamente esistenti: sono tramontati da decenni. Non posso incontrare Dino Campana al Caffè “Le giubbe rosse”, a Firenze, nè accettare dalle sue mani un foglio di versi. Ma facebook, però, mi dà l’opportunità di leggere un taccuino di poesia come quello di Nicola Manicardi. Gliene sono grata.

Manicardi scrive da vent’anni. E’ un poeta stimato da altri eccellenti poeti e critici. Una scelta di suoi componimenti, “Non so”, è stata pubblicata, fra l’altro, nella collana di poesia “Zeta” diretta da Nicola Vacca de “I quaderni del Bardo” (editore Stefano Donno). In questa recensione, però, vorrei…

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Le mani massacrate di Victor Jara

Nell’anniversario del golpe di Pinochet ripubblico il mio “ricordo” di Victor Jara

prima della pioggia

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Quando trascinarono Victor Jara allo stadio di Santiago del Cile l’11 settembre del 1973, per alcuni uomini non vestiti di colori chiari, in quel paese, fu un giorno di gioia.

Il nome di Victor era iscritto nelle liste degli sgraditi da molto tempo, ai primi posti sui quaderni della muerte di Pinochet e fra l’11 e il 16 settembre il celebre poeta (cantante, autore teatrale) visse la sua agonia.

La sua storia è stata tramandata anche da molti gruppi musicali, fra cui gli Inti Illimani; c’e’ un bel libro di Claudio Fava, La notte in cui Victor non canto’, della Baldini e Castoldi; la moglie di Victor, Joan, ha recentemente scritto un libro con prefazione di Sepulveda, caro amico di Victor.

“Non riuscivo a tornare a fare la vita da signora inglese- dichiara la donna- sono tornata in Cile”

La madre di Victor, donna sola, con pochi mezzi ma…

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Anna Moï, delicata, intelligente, poliglotta: un “écrivain monde”

Lavorando in una biblioteca, a volte ho la fortuna di inciampare, in un promettente giorno d’estate, in un libretto incantevole come questo.
Un’opera da scoprire, un’autrice da leggere, Anna Moï, il cui stile vi delizierà. Un libro che apre la mente.
Stamattina trovate le mie annotazioni su “L’eco delle risaie” su “Zona di disagio”

L'eco delle risaie

L’eco delle risaie è un libro di 124 pagine scritto da Anna Moï.

Il nome autentico dell’autrice è Tran Thiên-Nga, che significa “Cigno celeste”.

Il volumetto è frammentato in micronarrazioni delicate come petali di fiore, e pregnanti come terra rossa.

La terra rossa del Vietnam, oggetto di reiterata nostalgia da parte della scrittrice durante l’esilio a Parigi, che raggiunse a diciassette anni, in fuga dalla guerra.

Tornata a Ho Chi Minh City nel 1993, è stata invitata da una rivista locale francofona a scrivere articoli sulla cultura vietnamita; successivamente li ha raccolti, pubblicandoli nel 2001 per Editions De L’Aube.

Uno degli elementi d’interesse del lavoro di Anna Moï è dovuto alla sua particolare situazione di cittadina del mondo. Radicata, anzi, innamorata del suo Vietnam, allo stesso tempo è una viaggiatrice, che si muove fra Parigi, Bankgok, Pechino, Roma e altre città; e attualemte, per metà dell’ anno, abita ancora a…

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Non dimenticare chi eri domani

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Oggi le mie diverse identità sono in equilibrio.
Una tavolozza sporcata di colori contrastanti che è piacevole guardare.
Un gruppo di amici che si conosce da poco, ma che va molto d’accordo.
Una fila di bicchieri che tintinnano con grazia.

Oggi tutte le mie diverse personalità sono in armonia.
Una di loro, quella che le altre chiamano “l’abbastanza saggia” non ha potuto fare a meno d’invitarmi a sedere,
offrendomi un calice di bianco.
Mi ha fatto promettere, mano sul cuore, di non perdermi più
nel rumore di fondo, nelle sottigliezze del nulla.

Ha concluso tutti i suoi discorsetti con la frase:
– “Il diavolo è soltanto, alla fine. perdersi nel labirinto di azioni senza importanza”.
Io le ho creduto, e ho cominciato ad eseguire le sue indicazioni alla lettera.
Io le ho creduto, e ho deciso di non perdere da quel momento
neppure un battito.