Tu che vivi già morto

gregory crewdson ophelia dettaglio

Abiti dentro un’accogliente bara sigillata
arredata dai soprammobili di vetro soffiato
acquistati a Venezia in visita guidata
lampade piccolo borghesi
cornici in peltro
poltrone reclinabili

hai il permesso di scrivere in angolo del tavolo
della camera da pranzo
ma solo se non è apparecchiato
perché lo studio serve a ricevere gli ospiti.

Venisse qualcuno a trovarci
deve restare pulito.

Tu che sei diventato due
che sei migrato nelle parole cigno
nelle frasi ad arco, a giro, a manovella.
Tutto di te è andato nei sintagmi
nel punto e virgola, nei capoversi.

Non resta niente. Niente da fare
Niente da dire.
Niente è rimasto fuori dalle tue parole
solo un corpo vestito in odor di composizione.

 

Illusione fra una luna e un’altra

SweptAwayCoupleWindy2

Dalle parole entra ed esce fuoco.
Sono chiodi che aprono ferite
se non si fa attenzione.
Maneggiare con cura.
Tenere lontano dai bambini.
Può danneggiare i cuori.

Ci sarà un motivo perché sei apparso tu
alla fine di una strada
appena prima dei fiori.

Intanto sei il motivo di una canzone
la salita e la discesa
un vento caldo
la scommessa dei baci.

Sei l’attesa
un enigma, l’illusione durata il tempo
che passa da luna a luna, quando è piena

Sei un racconto nuovo sulla mia tavola.

Ci sarà un motivo perché ti sono apparsa
alla fine di una strada.

Il dolore, presto, passerà.
Me lo prometti?

Non dare da bere a un assetato qualunque

JANE LONG
Immagine di Jane Long

Ho perso l’abitudine
di certi ambigui commerci con umani.

Avvolta da anni nel bozzolo bianco
della “presenza mentale”, diventai
poco accorta.

Un tempo nutrivo il talento di altri
per non raccogliere le gocce perse dal secchio bucato
del mio.

Poi mi ripresi, bla bla, e riparai
la modanatura delle ali, che crebbero
in un largo vaso, orgogliose.

E mi accorgo che certe regole
vanno ripassate, come quella, molto importante:
“non nutrire l’ego di un principe azzurro qualsiasi.”

La bambina di dieci anni
che convive in me
riprende il quadernetto, si siede al banco
e scrive in bella calligrafia:
quella creatura non ti vuole bene, prende la tua buona energia
per sé, incurante della tua vita.

La soluzione del problema di algebra
maestra,
è facilissima:
“SCAPPA”.

 

 

 

 

 

 

 

Il giorno, prendersi cura, le parole

una lunga domenica di passioni

E’ tempo di raccolta
dell’occasione
del fresco, della luce a pioggia
sulle dita che suonano la tastiera.

Le parole che colpiscono
i sensi. La lettura del giorno
la curva dei dialoghi
la foto sbiadita
quella che brilla di luce propria.

Questo è il nostro tempo, amico
anche se non siamo pronti a tutto.
Fuggiamo in direzioni opposte
acqua e schiuma di un’onda unica.

La scrittura detta legge alle ore.
L’amore, il prendersi cura restano.
Non muore il lavoro mai, non finisce il pensiero di te.

Una donna legge un libro in ospedale.
Un’altra aspetta di sognare con terrore.
Chi rinasce, chi spera, chi si ossessiona
con suoni lunghi di tristezza.
Non finisce il prendersi cura.