Brevi annotazioni su”Outside” di David Bowie (1995). Cercare la purezza

Una mia recensione su “Outside” di David Bowie sulla rivista “Zona di disagio”

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Il concept album “Outside”, diciannovesima opera di David Bowie, nasce prima di essere realizzato, viene creato da Bowie nelle lunghe conversazioni con il ritrovato amico e collaboratore Brian Eno. Per arrivare a “Outside”, l’artista fa un lungo cammino. Sono finiti gli anni ottanta,  in cui Bowie è tacciato di produrre dischi puramente commerciali, che a noi “bowiani”, invece, fanno girare la testa per i capolavori che sono. Certamente l’interesse dell’artista, sin dall’inizio carriera, è di creare delle hit favolose, che comunichino con un mondo che man mano che la sua età avanza (ma è invecchiato poi mai David Bowie?) diventa globale. La sua stessa morte e la preparazione accurata, commovente, di livello, che vi dedica è ormai, per sempre, evento “cult” anche mediatico, che non smetterà di incidere a fondo con il pugnale della nostalgia bowiani e non.

Eno e Bowie si sono persi di vista dopo la produzione della…

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L’urlo

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Non pensi
che ignori la ruga della carta crespa.
Lo spazio fra una lettera e l’altra
diventa la finestra, e lei vede azzurro.
L’effetto della luce che dirige la donna
dritto verso una stanza che vola
illumina un fascio d’ombra.
Da secoli abituata a non chiudere gli occhi
con stupore si accorge di un ghigno atroce
legge la frase sardonica di chi getta le spugne,
batte le mani sul tavolo,
poi la fronte.
S’illude di mandare calore
preghiera può essere solo un pensiero.
Qualcosa si muove, del calice
ed è:
l’odio per la propria empatia
il livido che sale di giorno in giorno.
Il freddo si accumula nella discarica fragile
il volto del mondo si concentra in una questua
che chiede troppo, e ormai
si muore.