
La casa passò gli anni da sola
in fondo al viale delle querce.
L’intonaco della facciata
aprì crepe, mostrò le sue mappe geografiche.
La scalinata diventò il nido degli scorpioni.
Quando nevicava, sembrava tornare la dama superba
delle feste di inizio secolo.
Nei giorni di nebbia sentiva battere il vecchio cuore.
Le poltrone di damasco del salone
sembravano splendere nel crepuscolo.
A primavera le ombre tornavano a giocare nel giardino
delle more e degli spini.
Dalla finestra del terzo piano un profilo di donna
guardava il nido degli uccelli azzurri.
Le notti erano il dominio del vento.
Gli scoiattoli trovavano riparo nelle grondaie
gli spiriti smettevano di cantare.
Non temeva la tempesta, la casa era sicura di sé
le sue fondamenta sprofondavano
in sotterranei senza fine.
La luce della mattina era l’inizio, di nuovo
e tutto non smetteva di ricominciare.