La casa solitaria

La casa giace là, essenziale
rigorosa, autentica
finché non ti ricordi
che gli incendi infestano i deserti
figurati un bosco


dove la casa se ne sta, piccola, quattro muri, una finestra
tre chicchere, due bicchieri – uno rovesciato ad asciugare
sulla tovaglia


ma tu non cammini sui sentieri che portano alla casa
solo su quelli che costeggiano la casa
sorvegli i sempreverdi
canti di qua, di là
scansi la cavedagna con i pioppi sui lati
che corre come una cavalletta fino alla porta di legno


però ci pensi
stai pensando alla porta piccola, con la toppa silenziosa
tu ne hai la chiave.


la casa non si muove, non ti sbagli
dal tetto guarda il fiume
aspetta, si rassegna
la latta con i papaveri e le spighe
sul comodino
le quattro assi del letto
resta quieta


giochi al non fare visita alla casa
potrebbe crollare la montagna
precipitarla
se cadessero rane dal cielo?
e poi
potresti sparire proprio tu, almeno in apparenza
potreste svanire tutte e due


ci ritroveremo di là
sentenzi, certa, chiara
e così ti concedi di non andare nella casa
ma ti avvicini, dentro e fuori dalla mappa


Ciò che importa è che ci sia stata
la casa bianca, le quattro sedie di paglia
dentro la culla degli alberi e acqua
mentre giri con le farfalle e la notte
lei si ostina a reggersi sulle sue gambe
continuerà
senza limiti, su e giù
a spezzare il pane, offrirti la minestra
nelle direzioni impossibili
del tempo
che per fortuna a noi
fratelli, sorelle,
ci furono rivelate.

Amore nel futuro


Non scordi, caro fantasma
di segnare punto con la tua presenza.
Senza mani, né voce
non manchi di carattere.
Assomigli a quel passante
alto e magnifico
che ti volta le spalle:
lo inseguo, allungando il passo
fino al bivio fra le strade.
Per non dimenticarti
scelgo quella con i fiori rosa.
Da una finestra aperta
il canto di una donna.
“Riconosci il primo segnale:
non smettere di seguirlo”.
Mi fermo all’arrivo del temporale
scettica sul bordo
del finale del libro
che sto leggendo
aspettandoti.

Uno

Scòstati da terra
dalla polvere delle cose facili
alzati in piedi
con gli occhi chiusi
il lago dell’ontano vedrai
del vecchio salice piangente.


Rivedo la ninfea bianca
questa è la nostra casa
l’origine delle stelle
l’accampamento
il riparo
l’integrità delle giunture
delle foglie
dei buoni propositi.


Non so più dove finisce e inizia
il tuo corpo
se è vestito di luce
o d’acqua
“Sono troppo vicino
a tutto, senza prima o dopo”
dice l’angelo dell’azzurro.
“Io resto qui”.