L’isola


Sotto i piedi di Ilve
la terra scompare in un vortice
verso il basso
Viola invece è attaccata dall’interno
si consuma la sua lanterna
il vento scuote la casa piccola
i vasi dei fiori si infrangono sul pavimento
le foto di famiglia si disperdono ai quattro angoli del mondo
chi bussa alle finestre? Nessuno è in grado di volare
così in alto
come stai respirando? Bene
il cuore regge ancora
i polmoni sono opere d’arte
chi sono quelle ombre che si allontanano?
È arrivata la squadra dei soccorsi
oggi ti occuperai delle erbacce
del tuo giardino
il faro sulle rocce dell’isola bianca
non finisce di portare in salvo
i naviganti.

Il presente

La casa davanti al mare brucia
nel cortile quando la madre era giovane
spazzava via le sventure le foglie secche


la donna si presenta sulla soglia
nell’ovale una donna più anziana
di un’altra età
di un altro cielo


dice la bambina
eravamo unite prima di tutto
ascoltate la sentenza
sono venuta per farvi ricordare
eravamo un’ anima sola prima della caduta
canto per voi
sono qui per voi
è un amore grande il nostro, più del corpo, maggiore della foresta
di ogni vostra intenzione
delle previsioni fatte al risveglio
nel deserto della logica.


Ho lasciato la bisaccia sulla strada
la tigre della risacca ha preso tutto
passo dopo passo sulla sabbia
nell’oceano si disperde la mia sete.

Canto del “non faccio gruppo”

Non sono leader né gregaria, sono troppo razionale per gruppi new age a oltranza, e troppo mistica per adunate di persone senza fede né coda, troppo irascibile per le comitive di sepolcri imbiancati e troppo dolce di cuore per le band di assassini, troppo colta per chi non ha voluto studiare e troppo ignorante per gli accademici impaludati e paludosi in toghe di saggezza, troppo piccolo borghese per una congrega di punkabbestia e troppo poco fashion per i fighetti infiorettati sono cane sciolto, anarchica come il mio famoso avo, non faccio gruppo più di “dove due o tre” come disse il Vangelo, non amo i camerati e le camerate, datemi un piccolo bunker con finestra sui campi dove si stia in pace e non riempitemi di luoghi comuni e di anche una singola parola che non derivi da un vostro pensiero, sono allo stato brado, e come disse lui
Je so’ pazzo, je so’ pazzo
nun ce scassate ‘o cazzo!

La casa di luce

Quando il buio cala, ogni volta che vuoi

puoi ritornare nella dimora del tempo perduto.

Il pensile della cucina

ha sempre quel graffio vicino la maniglia

il cassetto delle posate non si chiude come dovrebbe

la tovaglia sbiadita da troppi lavaggi

è stampata con fragole

e tralci di vite.

Le care ombre

apparecchiano la tavola.

Puoi sederti

e desinare con loro

per riprendere fiato

dall’incuria del mondo.