La bambina è mia madre
è mio padre.
Una fortezza verde.
La prima e l’ultima della specie.
Maschio e femmina
padrone e schiavo
animale e albero.
La sua lingua è un coltello
la sua voce un giardino mediorientale.
Benedetta sia la bambina
che cammina nel deserto a piedi scalzi
portando una lanterna
è antica come le cave di pietra messapiche
figlia eletta di una megalopoli.
Il suo spirito protegge i popoli della terra.
La sua luce d’astro non sfugge
ai torturatori della Bellezza.
La bambina beve la cicuta
mille volte.
Ogni volta perdona.
Mese: agosto 2022
La madre allo specchio
Le tue mani erano sempre là
come una chiesa, come il dottore.
Mani da gigante buono
a tagliarmi la mela in piccoli pezzi
a pettinarmi i capelli iraniani, alleviare i nodi
della mia ribellione.
La sera se con il padre uscivi
sparivi dalla mia vista
diventavate come dio: toccava aver fede
nel vostro ritorno.
Ogni tanto morivi, un’ambulanza per te sotto il condominio
uno choc anafilattico dal dentista
strani sintomi da pesce stanco.
Ti bruciavi mentre cucinavi, ti fabbricavi sul polso
bolle d’acqua,
la tua anca era molto debole.
Mi preparavo come un eroe ad abbandoni futuri
mettevo provviste per sopravvivere nel cestino dell’asilo.
Rifiorivi sempre, invece.
Mentre assolvevi al rito del piegaciglia
eyeliner argento sulle palpebre
in abiti da regina
mi appoggiavo muta sullo stipite della porta
imparando solo per l’atto di guardarti
ad essere femmina.