Anguillara Sabazia


Hanno messo radici da secoli
sulla collina le case del borgo
seguendo la linea dei pensieri
dei costruttori
guardando continuamente la loro immagine
riflessa sull’acqua
impararono a dimenticarla
le donne riprendevano le lenzuola
con gesti secchi esatti
dai fili stesi
aprendo e richiudendo le persiane
le botole
le porte delle soffitte
i coperchi delle pentole
il lago diventò l’abitante della casa
seduto al tavolo grezzo di legno
come gli altri
i suoi occhi trattenevano
la nostalgia dei boschi
le forme lontane dolci e oscure della capitale
tentacolare
un’allegria di umidità e di pietre annerite
dalla cenere dai ricordi foschi
nella vecchia osteria il lago
era uno degli avventori
il battello passava ogni giorno senza lasciare il segno
si compieva un torto alla storia
avveniva tutto in modo circolare
chiese notizie, le dissero
che le uova dei cigni non avevano dato frutto
l’inverno preparava lampi e tuoni sopra Bracciano
l’estate era una cesta piena, Anguillara Sabazia
cominciò a sbarrare le porte
e così
nessun forestiero poteva entrare
non esisteva un salvacondotto
la sorte secolare della solitudine
se il lago fosse il mare
il borgo sarebbe un’isola.

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